Come
Asterix nella casa dei folli
La
POVERTÀ richiede competenza
In
Ticino è difficile essere poveri, ma è altrettanto complesso gestire
il bisogno.
Di Dante Balbo
All'inizio del terzo millennio, nell'era delle comunicazioni
multimediali, dei contatti impensati e impensabili fino a qualche tempo fa,
dove si può definire un sostegno alla Siberia cliccando con un mouse,
la vita per un servizio sociale si complica, tanto più per coloro che
a noi si rivolgono.
Anziché presentarvi una storia, vorremmo questa volta riflettere sulla
complessità delle situazioni e sulla necessità di acquisire sempre
maggiori competenze per muoversi nel rapporto con le istituzioni pubbliche e
private che forniscono aiuto in caso di bisogno.
Asterix, il celebre guerriero gallo, compagno delle letture fumettistiche
di molti, una volta fu condotto a Roma e dovette affrontare dodici fatiche.
Una di queste consisteva nel riuscire ad uscire da un palazzo, il cui labirinto
non era costituito da corridoi e specchi, ma da documenti.
Per uscire doveva avere un modulo, numerato, ma per procurarselo doveva passare
di ufficio in ufficio, in un vorticoso girare che lo conduceva quasi alla follia.
Finalmente il nostro eroe, comprese il meccanismo e chiese a sua volta un modulo
inesistente, comprovando la propria richiesta con la citazione di una circolare,
altrettanto introvabile, mobilitando gradualmente tutti i funzionari del palazzo
fino a farli impazzire.
Un segreto ci è svelato da questo episodio di fantasia: questo tipo di
nemico, può essere sconfitto solo con le sue stesse armi.
Questo esempio paradossale sembra non riguardi il nostro cantone, dove chi ha
bisogno di aiuto lo trova sempre, e se non lo trova, semplicemente non sa dove
cercarlo o non lo cerca al posto giusto.
Provate però a mettervi nei panni di un uomo che ha lavorato per venti
o trent'anni in un posto di lavoro, magari lo stesso, senza formarsi, senza
cercare altro, senza problemi con le tasse o con le bollette.
Poi rimane disoccupato, la moglie lo lascia, si deprime perché non trova
lavoro e quando lo cerca, gli affermano che è troppo vecchio.
Noi abbiamo sempre sostenuto e continuiamo in questa linea, che la povertà
è lontana, perché a sua disposizione vi sono servizi e istituzioni
che possono aiutarlo.
Ma proviamo a metterci nei suoi panni, quando dovrà contattare l'avvocato
per il divorzio, il collocatore per il lavoro, l'assistenza comunale e il responsabile
cantonale del sostegno sociale e dell'inserimento, l'ufficio imposte, il pretore,
l'associazione madri diurne, per i figli, la scuola, il municipio per il sussidio
della Cassa malati, ecc.
Spesso quando arriva a Caritas Ticino ha già confusamente contattato
tutti, ma, di fatto, dobbiamo rifare il giro perché le idee che ha raccolto
sono vaghe e contraddittorie.
Ci dice che in comune gli hanno detto che non ha diritto all'assistenza, mentre
non è vero, né che gli hanno detto così, né che
non ne abbia il diritto.
Ha firmato una convenzione alimentare senza rendersi conto che il calcolo è
stato fatto sul reddito che aveva quando lavorava.
Non sa che può chiedere una proroga per il pagamento delle imposte, e
che potrebbe fare una dichiarazione di tassazione intermedia se il suo reddito
è improvvisamente calato.
A complicare ulteriormente la vicenda sono le confusioni sugli aiuti ricevuti.
Spesso le persone vengono da noi e ci dicono che non le aiuta nessuno, perché
non ricevono sussidi diretti.
Poi ci informiamo e scopertine/copriamo ad esempio che la loro cassa Malati è pagata
dall'assicurazione complementare, oppure che hanno avuto già un sussidio
dalla Pro Senectute.
E, infine, vi sono situazioni in cui le cose dovrebbero essere teoricamente
in un certo modo, ma di fatto non stano così.
Tipico è il caso in cui effettivamente se si osservano i conteggi dell'ultimo
salario, oppure se si fa un calcolo del minimo vitale, si dovrebbe rispondere
alla persona, che in teoria le risorse ci sono.
Eppure abbiamo davanti un uomo o una donna che ci dicono che non hanno soldi
e non prevedono di averne a breve termine.
Dentro a questo labirinto burocratico, vivono poi, per completare il quadro,
coloro che della complessità hanno fatto il loro strumento di vita. Sono
coloro che conoscono bene le possibilità e le risorse a loro disposizione,
ma che tentano sempre di trarre il maggior beneficio possibile, tracciando un
quadro sempre più fosco di quanto non sia in realtà, oppure, casualmente,
dimenticando di aver ottenuto già questa o quella prestazione, ben sapendo
che in questo caso, Caritas Ticino non interverrebbe.
Noi per nostro conto abbiamo imparato da Asterix che il miglior modo per combattere
nella complessità è armarsi delle competenze necessarie, ma questa
regola può diventare preziosa anche per i nostri lettori.
Per questo esiste la nostra rubrica sulla rivista, perché importante
è essere informati, sapere quello che si può e quello che non
si può chiedere alle istituzioni, pubbliche o private.
Ancora una volta la Carità passa attraverso la competenza e chiunque
voglia esercitarla nel terzo millennio nella nostra società complessa,
deve armarsi di pazienza e imparare il linguaggio delle leggi, delle ordinanze,
dei formulari di ogni genere.